Leonarda Cianciulli – La saponificatrice di Correggio

Anatoly Movskin in Russia, Ed Gein e Jhon Gaicy negli USA, queste sono solo alcune delle personalità devianti affrontate negli scorsi casi, ricordate soprattutto per la loro efferatezza, per le atrocità compiute o per il numero di omicidi. A ciò non si sottrae l’Italia, terra di molti criminali emersi per casi più o meno cruenti negli ultimi anni e paese natio di una delle più spietate serial killer che la storia conosca: Leonarda Cianciulli, colei che verrà ricordata a posteriori come “La Saponificatrice di Correggio”.

La vita di Leonarda

Leonarda Cianciulli nasce nel 1894 a Montella, paese situato in provincia di Avellino. Bambina debole fisicamente, visse un’infanzia travagliata e segnata dai genitori che in realtà non la volevano. La Cianciulli era una donna molto frugale a causa di quegli avvenimenti che segnarono la sua vita in negativo e che contribuirono a far nascere la terribile personalità deviante che solo in futuro si manifesterà; diversi furono i tentativi di suicidio nel corso degli anni, ma nonostante ciò la donna riuscì a sposarsi all’età di vent’anni e a trasferirsi ad Ariano Irpino.

Tuttavia a causa del terremoto del Vulture nel luglio del 1930 perdette la propria casa, e ciò la costrinse a trasferirsi nella città di Correggio con suo marito dove, per rimediare qualche soldo, iniziò a praticare l’attività di cartomante e di veggente per le donne del paese.

Ben presto la figura della Cianciulli iniziò ad essere conosciuta ed era da tutti vista come una donna per bene e di cui fidarsi.

La nascita del mostro

Nel corso del suo matrimonio Leonarda Cianciulli portò avanti 17 gravidanze ma sfortunatamente vi furono tre aborti e dieci morti premature. Ciò creò in lei un atteggiamento sempre più ossessivo e protettivo nei confronti dei restanti quattro, Giuseppe, Bernardo, Biagio e Norma; spesse volte la donna si confrontava anche con altre cartomanti per essere rassicurata a riguardo e per placare i timori su un’altra futura morte.

Tuttavia divenuto abbastanza grande, il figlio maggiore Giuseppe decise di partire e arruolarsi nell’esercito per partecipare allo sforzo bellico italiano durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo la distrusse così tanto da costringerla spesse volte a rivolgersi alle arti oscure per poter proteggere i propri figli e tenerli in vita. Tali rituali divennero sempre più frequenti e nella mente della donna si radicò gradualmente la credenza e la convinzione che se qualcun altro avesse preso il posto dei figli, loro avrebbero potuto salvarsi dalla morte.

Grazie al suo lavoro la Cianciulli infatti conosceva la maggior parte della gente in paese e sapeva cosa esse desideravano più di ogni altra cosa.

Tra queste vi era Faustina Setti, sua vicina di casa che le aveva chiesto aiuto poiché desiderosa di avere un marito. Iniziò in questo momento il macabro rituale di Leonarda che si concentrò dunque fortemente sulla Setti che fu infatti richiamata e rassicurata sul buon esito della ricerca. La donna convinse la Setti che il futuro marito si trovava in una città abbastanza distante e dunque avrebbe dovuto mettersi in viaggio senza però dire nulla a nessuno, poiché l’invidia della gente avrebbe fatto fallire il rituale, chiedendole inoltre soltanto di scrivere delle lettere che avrebbe spedito più tardi per rassicurare i suoi familiari.

Dopo aver parlato, Leonarda offrì alla donna del vino drogato in modo tale da sacrificarla in nome di suo figlio, ma non sapendo cosa farne del cadavere cercò di farlo sparire impiegandolo nel processo di fabbricazione di sapone, poiché soltanto poco tempo prima la donna, intenzionata ad ampliare la sua conoscenza riguardo le arti magiche, aveva studiato tale procedura.

Il rituale della Saponificatrice

Leonarda uccise e ridusse in pezzi il corpo della Setti e con l’impiego della soda caustica acquistata qualche giorno prima procedette alla saponificazione; inoltre grazie all’aggiunta di sangue all’impasto creato, riuscì anche a fabbricare dei pasticcini che offrì al vicinato.

Tuttavia una volta esaurite le scorte di dolci e sapone tenute in casa, la Cianciulli credette che il rituale di protezione terminasse e che dunque fosse necessario trovare una nuova vita da sacrificare per nuove torte e saponi. La seconda vittima di Leonarda fu Francesca Soavi, rivoltasi a lei per chiedere di trovarle un nuovo lavoro ed uccisa con la stessa metodologia utilizzata con Faustina Setti.

La Soavi fu infatti convinta dalla Cianciulli di aver trovato un lavoro a Piacenza e che sarebbe dovuta partire per qualche giorno senza riferire nulla a nessuno. A questo omicidio seguì quello di Virginia Cacioppo che aveva supplicato Leonarda di farla diventare una cantante lirica promettendo alla donna di mettersi in viaggio senza avvisare la sua famiglia.

L’arresto e il processo

Le preoccupazioni della famiglia di Virginia crebbero di lì a poco e proprio la cognata della Cacioppo ricordò di aver visto Virginia entrare in casa della Cianciulli qualche giorno prima e di non averla più vista. Tali timori vennero riportati alla polizia che aprì le indagini e si recò in casa di Leonarda che non oppose alcuna resistenza e confessò i tre omicidi.

Gli inquirenti tuttavia non credettero alle parole della donna che, viste le sue condizioni fisiche, non avrebbe potuto fare tutto quanto da sola e andarono alla ricerca di un complice che l’avesse aiutata. Il primo sospettato fu proprio il figlio Giuseppe che nel processo svoltosi nel 1946 dichiarò di aver spedito le lettere su richiesta della madre, ma di essere all’oscuro di tutto.

Leonarda intenzionata a difendere il figlio con tutta se stessa, propose una dimostrazione atta a far capire di essere l’unica artefice degli omicidi; fu proprio in quel momento che la follia della donna fu chiara a tutti quando, davanti ai magistrati ed ai giudici, dissezionò in 12 minuti il cadavere di un vagabondo e procedette con le tecniche della saponificazione.

La Cianciulli fu condannata a trent’anni di carcere e ad altri tre da scontare nel manicomio giudiziario femminile di Pozzuoli dove morì a causa di un ictus il 15 ottobre del 1970 all’età di 76 anni.

Profilo psicologico

La figura di Leonarda Cianciulli è stata nel corso del tempo approfondita più volte da team di esperti psichiatri e studiosi della psicologia che, anche negli ultimi anni, hanno cercato di approfondire la personalità deviante della prima serial killer donna del Novecento in Italia.

Leonarda era una donna con un carattere da leader ed un fascino in grado di controllare e assoggettare chiunque la circondasse. La cruenta metodologia di Leonarda Cianciulli, derivante dall’amore per i figli, fu oggetto di studio già durante il processo tenutosi nel ’46. Il mancante rapporto materno durante gli anni della sua infanzia, produssero nella donna un disturbo della personalità di tipo narcisistico, desideroso cioè dell’attenzione altrui. Tale narcisismo patologico, la megalomania e il suo costante desiderio di sentirsi superiori agli altri, le permetteranno di presentarsi in pubblico, anche durante il processo e la carcerazione, in maniera impeccabile non lasciando mai nulla al caso sia nell’abbigliamento che nei modi di porsi con gli altri. Oltre a questo dallo studio degli atti del processo è possibile intuire nella personalità della donna tendenze dai tratti sadici e paranoidi.

La grafia di Leonarda Cianciulli

Dai documenti analizzati e reperibili in rete si evidenzia come anche nella scrittura di Leonarda si possa evincere la sua personalità. La dimensione del testo è molto grande, ciò rappresenta il suo forte ego, ed è presente altresì una pendenza delle lettere verso sinistra ad indicare il forte bisogno e dipendenza della donna del riconoscimento e dell’approvazione degli altri.

Tuttavia nei documenti si evince anche la presenza di taluni elementi distorsivi e di confusione che rappresentano i segni di una personalità squilibrata e insofferente.

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Pasquale Castronuovo

Criminologo e sociologo forense esperto in criminogenesi e criminal profiling. La sua preparazione, oltre che dalla passione nel lavoro svolto, è attestata dal sostenimento dei diversi corsi di alta formazione inerenti la psicodiagnostica infantile e la prevenzione del crimine. Tra i casi giunti all’attenzione della cronaca giudiziaria, trattati direttamente tramite visione degli atti originali, vi sono la strage di Erba ed il caso di Chico Forti.

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