Profiling

Analisi clinica di un Serial Killer italiano: Roberto Succo

Analisi del profilo psicologico di Roberto Succo, serial killer italiano che, dopo aver compiuto una strage familiare, ha terrorizzato Italia e Francia.


Ripercorriamo insieme il profilo psicologico e le vicende legate a Roberto Succo, serial killer italiano che, dopo aver compiuto una strage familiare, ha terrorizzato parte dell’Italia e della Francia durante i suoi periodi di latitanza erratica, mietendo vittime in modo apparentemente casuale. Rintracciato e ricondotto in carcere, si toglierà la vita infilando la testa in un sacchetto contenente il gas delle bombolette consentite ai detenuti per scaldarsi il caffè.

Chi è Roberto Succo

Roberto nasce a Mestre nel 1962, figlio di un poliziotto e di una casalinga. Il 12 aprile 1981, a soli 19 anni, vedendosi rifiutata l’auto del padre e a seguito di un litigio con la madre uccide spietatamente quest’ultima con 32 coltellate; attende poi che rincasi il padre, al quale sottrae la pistola di ordinanza e sul quale si riversa l’incontenibile follia omicida: Roberto lo strangola e lo finisce con il retro di un’accetta. Non si libera dei corpi dei genitori: li depone nella vasca da bagno, che si limita a riempire d’acqua; poi fugge: chiude a chiave la porta di casa, prende l’auto e si dirige in Friuli. Viene rintracciato ed arrestato tre giorni dopo nei pressi del confine Jugoslavo. Tre mesi dopo, in carcere, consegue il diploma di Maturità Scientifica; contestualmente dichiarato infermo di mente, gli viene notificata una condanna di 10 anni da scontare presso l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia.

La fuga

Apparentemente adeguato al contesto carcerario, dove svolge regolarmente colloqui con il cappellano e dove si distingue come detenuto modello per la condotta, richiede e ottiene il permesso di proseguire gli studi e di iscriversi all’Università di Parma, presso la facoltà di Geologia. Ottenuta la semilibertà volta ad agevolarlo nella frequentazione dell’ateneo, ne approfitta per evadere: prende un treno per Genova e fa perdere le sue tracce. Cambia il suo cognome in “Zucco” e, recuperati dei documenti falsi, si trasferisce in Francia. Un paio di mesi dopo terrorizzerà i francesi mettendo a punto degli omicidi dalle dinamiche imprevedibili.

Delitti in Francia

Il 2 aprile 1987 Roberto si trova in Savoia e ritorna ad uccidere: ammazza un brigadiere, cui ruba la pistola calibro 9. Nemmeno un mese dopo, nell’alta Savoia, rapisce una ragazza: la uccide ammanettata ad un letto e getta nel fiume il corpo che non verrà mai ritrovato. La sera stessa compie il sequestro di un medico vicino di casa della giovane, la cui salma verrà ritrovata qualche mese dopo all’interno di una casa abbandonata.

L’identità dell’assassino resta agli inquirenti ancora sconosciuta; le indagini sono ad un punto fermo, mentre si attribuiscono a questo ipotetico serial killer altri delitti: il sequestro di madre e figlia costrette a subire molestie sotto minaccia armata, e la violenza sessuale e l’omicidio agiti nei confronti di un’altra donna trovata nuda con un proiettile conficcato nella testa. Una condotta delittuosa così apparentemente confusa rispetto alle modalità di uccisione e alla scelta della vittima, che sembrano non seguire dei precisi criteri, disorienta gli inquirenti, mentre si continuano ad attribuire al misterioso assassino i casi di omicidi irrisolti che avvengono nella zona.

Nel frattempo viene ritrovata a Losanna, in Svizzera, l’automobile del brigadiere ucciso, recante nel bagagliaio la pistola a lui sottratta, un fucile e la sua uniforme militare. Ma Succo, nonostante il viaggio in Svizzera, è nuovamente in Francia, a Tolone: forse per difendere una ragazza che sta frequentando, tenta di uccidere un pregiudicato. Successivamente, con estrema ferocia, fredda con dei colpi di pistola un ispettore di polizia, cui rivolge le parole “Je te tue” (“Io ti uccido”) prima di puntargli l’arma alla testa e sparargli.

Nel 1988 rientra in Italia passando dalla Svizzera e viene rintracciato e arrestato. Ritenta nuovamente la fuga dal penitenziario di Treviso improvvisando una conferenza stampa sul tetto del carcere, ma il tentativo si rivela un fallimento; morirà nel carcere di Vicenza nel mese di maggio dello stesso anno.

Profilo Psicologico

Roberto Succo, nella più recente perizia psichiatrica, viene dichiarato infermo di mente a causa di una schizofrenia di tipo paranoide. Da quanto emerso ritroviamo però in lui tratti caratteristici di una personalità di tipo antisociale: l’intolleranza della frustrazione e l’agito impulsivo (vedi l’omicidio dei genitori), la mancanza di una dimensione empatica nei confronti delle vittime, affinate capacità manipolatorie (la fuga dal carcere), la dedizione ad attività illecite e criminali; accanto a ciò, una non trascurabile visione grandiosa del sé, più di pertinenza narcisistica, che si intravede nell’incontrastabile “Je te tue”, ipoteticamente determinata anche dalla reale dinamica degli eventi, a fronte dell’incapacità delle forze dell’ordine di rintracciare il killer, che invece è abile nel camuffarsi, nel non lasciare tracce, nel muoversi indisturbato anche tra più stati europei.

Riconosciamo in Roberto Succo un livello intellettivo medio-alto, sia nell’abile organizzazione della sua fuga, sia nella sua capacità di rimanere nell’ombra. La perizia attribuitagli sicuramente abbraccia aspetti psicologici non conosciuti pubblicamente, come dinamiche mentali deliranti e persecutorie che lo hanno spinto a delinquere.

La condotta delittuosa di Succo, come già illustrato, appare confusa e diversificata nei metodi (strangola, accoltella, utilizza armi da fuoco), sebbene si intraveda limpida una spinta sadica, scatenata dapprima dall’impulso irrefrenabile castrato dai genitori, e successivamente agita nei confronti principalmente delle donne, che violenta e uccide in balia di tali impulsi (di frequente sequestra donne, le immobilizza, le minaccia).

Roberto Succo però non uccide solo donne: probabilmente si accanisce su chiunque tenti di allontanare da lui la soddisfazione di un suo bisogno: il vicino di casa che magari ha intravisto qualcosa ed è intervenuto, il brigadiere o il poliziotto che, in quanto rappresentanti della legge, si interpongono tra lui e la sua libertà.


Fonti:

  • ilgazzettino.it
  • wikipedia.it
  • occhirossi.it
  • DSM 5

 

 

 

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Valentina Zandonà

Psicologa iscritta all’Albo degli Psicologi della Lombardia con N°17430. Ha maturato esperienza nell’ambito della diagnosi di demenze, nella valutazione e riabilitazione neuropsicologica di pazienti con grave cerebrolesione acquisita e ad oggi lavora in ambito clinico con pazienti psichiatrici in età adulta, con doppia diagnosi e autori di reato.

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