Disturbi psicologici dei serial killer: il disordine post traumatico da stress
Di Dottor Pasquale Castronuovo
Quando si parla di serial killer l’immaginario collettivo, causa anche le lezioni talvolta fuorvianti derivanti dagli influssi mass mediatici odierni, volge in direzione di una diagnosi rappresentata quasi sempre da un individuo psicopatico, sociopatico o affetto da altre patologie che causano una mancata conformazione dell’essere con le norme sociali ed il resto del proprio mondo esterno.
Tra le moltissime patologie oggetto di analisi, e potenzialmente caratterizzanti il comportamento futuro di un serial killer, il “Post Traumatic Stress Disorder”, o disordine post traumatico da stress, è sicuramente tra le più importanti nel panorama delle disfunzioni mentali.
Il trauma
Nella sua accezione psicologica, per trauma si intendono uno o più eventi le cui caratteristiche intervengono sulla vita del soggetto, eccedendo il campo delle esperienze normalmente prevedibili, e minando altresì l’integrità stessa della persona.
In seguito al trauma si può verificare oltre che un’abilità emozionale scemata, con riferimento alle emozioni legate alla sfera sessuale dell’individuo, anche una insensibilità psichica, ovvero una ridotta risposta dell’individuo a quegli che sono gli stimoli esterni cui è sottoposto.
Abbiamo già visto come numerosi serial killer hanno vissuto, nella propria bibliografia storiografica, proprio taluni di questi traumi già nell’infanzia e occorre ritenere dunque la risposta violenta di questi individui, come un tentativo di soluzione rispetto allo shock subito.
Overlapping e rabbia patologica
Tuttavia né il disordine post traumatico da stress, né le altre patologie possono da sole spiegare il verosimile comportamento di un killer seriale in età adulta, ed è opportuno considerare la teoria dell’overlapping: avendo infatti, le patologie analizzate, moltissime caratteristiche in comune tra di loro, è necessario collocare la personalità del criminale seriale in maniera tale che racchiuda tutte queste sintomatologie.
Il serial killer è qui inteso dunque come una nuova e precisa affezione, comprendente al suo interno tutte le altre, ed infatti è ormai diffusa la tendenza, soprattutto negli ambiti di ricerca psicologica, di classificare tale patologia; questo perché l’analisi riguardo ai comportamenti dei criminali, ha evidenziato delle eguali caratteristiche tra essi, ed altresì dei precisi schemi di comportamento ripetitivi che riguardano soprattutto la c.d. Rabbia Patologica, ovvero una insaziabile sete di violenza caratterizzante la vita del soggetto.
Tale rabbia è inizialmente derivante da un diffuso senso di frustrazione nel bambino, che prende il sopravvento sulla fiducia che invece normalmente è esperita fin dall’infanzia e che permette un corretto scambio tra mondo esterno e lo stesso bambino; la mancanza di fiducia porterà il soggetto a sviluppare sempre più fantasie che finiranno per prendere il sopravvento. Nel momento in cui il legame con il mondo esterno non sia stato correttamente attuato e dunque, qualora questo processo sia interrotto durante le fasi dello sviluppo, l’individuo riterrà lecita qualsiasi tipo di azione sia interna che esterna.
Criminali con disordini da traumi subiti: Ed Kemper e Jeffrey Dahmer
Tra i criminali il cui comportamento dissociativo è derivante da traumi subiti durante l’infanzia e nel corso della giovinezza vi sono Ed Kemper e Dahmer.
Il primo visse un infanzia fatta di umiliazioni e rifiuti, derivanti proprio da un cattivo ambiente familiare e scolastico che lo portò presto ad isolarsi dal resto dei suoi coetanei, a sfogare le sue perversioni già in età infantile sugli animali, e a divenire famoso con l’appellativo di “Gigante decapitatore”.
Jeffrey Dahmer mostrò invece i segni di una mente turbata già all’età di sei anni, come evidenziarono anche i medici che lo ebbero in cura. La pessima situazione familiare e i traumi subiti da bambino causati dalle molestie sessuali del suo vicino, trasformeranno Dahmer in un vero e proprio mostro, ricordato negli anni successivi come “Cannibale di Milwaukee”.
In cover, un uomo in crisi con le mani sul volto potenzialmente affetto da disturbo post traumatico da stress via howmanydaysuntil.center/