Cosa differenzia le donne serial killer dagli uomini
Per comprendere la logica di un serial killer, bisogna inabissarsi nei fondali oscuri della sua mente e scandagliare le idee alla base del movente del delitto, delle modalità e delle armi utilizzate per l’aggressione. Inoltre è molto importante capire se le vittime abbiano tratti comuni e distintivi, che potrebbero rivelare alcune delle cause degli omicidi.
Per quanto riguarda i serial killer maschi, la criminologia ritiene che il movente sessuale o comunque la componente sadica, sia un tratto distintivo e qualificante.
Donne serial killer
Per ciò che riguarda la sfera femminile il discorso è molto più complesso, l’aspetto sessuale non è fondamentale. Il fatto che ci sia un minor grado di aggressività sadica da parte delle donne può essere dovuto a due fattori fondamentali:
- uno riguarda la predisposizione biologica, nel senso che in una donna il livello di testosterone è molto più basso, e poi le influenze culturali che scoraggiano le manifestazioni di aggressività. Le donne, dunque, prediligono modalità meno fisiche, infatti sono molto numerosi i casi in cui viene utilizzato il veleno. Il veleno offre infatti vari vantaggi: è un’arma discreta, silenziosa, che, se usata bene, non lascia tracce e permette di far passare la morte della vittima come naturale.
- Al di là del movente sessuale svariate possono, però, essere le spinte emotive utili a mettere in atto l’azione criminale: denaro, gelosia, vendetta, potere o dominio. È proprio in questa cerchia di motivazioni che può essere ricondotta la causa scatenante del modus operandi delle serial killer.
Profili di donne serial killer
Queste donne conducono vite all’apparenza molto ordinarie: si tratta di madri di famiglia che svolgono lavori del tutto normali che le rendono praticamente insospettabili, riscuotono simpatia e appaiono dal volto rassicurante. Proprio queste caratteristiche saranno utili a generare un clima di confidenzialità e intimità con la vittima, scelta per la sua vulnerabilità, tra deboli o emarginati.
In realtà solo nel momento del delitto si rivela la vera personalità, quella fredda, cinica, incapace di empatia e manipolatrice. In ogni caso lo scopo principale di ogni serial killer può essere quella di riprendersi una rivincita sulla vita, esprimere la propria superiorità o diventare celebri.
Il comportamento di una donna killer può anche essere la conseguenza di una storia di esperienze traumatiche iniziate nella più tenera età e proseguite negli anni. Al riguardo, In Italia, abbiamo avuto un caso emblematico, quello di Milena Quaglini, considerata una delle serial killer donne più famose del nostro Paese. L’hanno etichettata con diversi titoli, quello che ci sembra più opportuno è quello di “vittima spietata”.
Milena Quaglini, la più famosa serial killer d’Italia
Ha trascorso una vita intera sottomessa dagli uomini: prima il padre, che la picchiava e la vessava continuamente, poi i mariti e i compagni che si sono alternati e che la illudevano con promesse di vita felice e che invece le hanno fatto vivere una realtà fatta di violenze e abusi. In questo lungo periodo di violenze, la donna ha coltivato dentro di sé un desiderio di rivalsa che si è trasformato in vendetta. L’episodio scatenante risale a quando la donna lavorava come colf per un uomo ultra ottantenne che ad un certo punto le fece delle avances e lei lo colpì ripetutamente con una lampada. Questo caso fu archiviato come incidente domestico e la donna tornò a vivere con il suo compagno che continuava ad avere comportamenti violenti fino a quando lo uccise colpendolo ripetutamente con un abat-jour e fracassandogli il cranio, quindi con lo stesso modus operandi del primo omicidio.
Ritenuta incapace di intendere e di volere uscì dopo pochi anni da una struttura riabilitativa e trovò un compagno a cui si legò. Anche questo si rivelò violento e dopo una lite lei le servì un caffè carico di tranquillanti, e una volta stordito lo annegò nella vasca. Milena Quaglini fu subito arrestata e questa volta confessò anche il primo omicidio. La donna è morta nel carcere di Vigevano, si è suicidata impiccandosi con dei pezzi di lenzuolo. Di seguito riportiamo alcuni estratti di dichiarazioni della Quaglini: le sue parole, cariche di rabbia, sono emblematiche “A ogni schiaffo che prendevo da un uomo, rivivevo tutti quelli presi da mio padre […] Io sopportavo, sopportavo, sopportavo, finché non mi facevano qualcosa di intollerabile che mi faceva esplodere. […]”
un articolo veramente originale per la tematica, un mondo poco esplorato quello delle donne serial Killer. Mi che trattaste anche nello specifico l’argomento dei cosiddetti angeli della morte, che spesso sono donne.
Grazie.