Profiling

Lo psicopatico “senza coscienza” di Robert Hare e la Psychopathy Checklist

Di Dott.ssa Alessia Gornati


Il termine “psicopatico” è ormai entrato a far parte del linguaggio comune, a tal punto che le persone lo utilizzano in modo disinvolto per rivolgersi a una categoria eterogenea di persone. Anche in ambito criminologico risulta essere spesso usato in maniera confusa, facendo riferimento a concetti simili. Mastronardi e De Luca, organizzano e spiegano il pensiero di Robert Hare, ideatore della Psychopathy Checklist (PCL) e della versione Revised (PCL-R), uno dei massimi studiosi della psicopatia e di tutto ciò che gravita intorno ad essa. Dopo anni di ricerche e osservazioni sul campo, Hare ha definito operativamente il concetto psicologico, donando descrizioni attendibili del soggetto psicopatico.

Egli elenca i sintomi della personalità e del comportamento psicopatico rimarcando tuttavia come siano dei tratti comuni a molte persone, che non per questo devono diventare oggetto di diagnosi. La psicopatia è una sindrome, formata da un gruppo di sintomi correlati, che vengono a loro volta divisi in:

  • Fattori emozionali/interpersonali
  • Sintomi di devianza sociale

La vera diagnosi di psicopatia può essere effettuata soltanto quando è presente l’intero quadro di sintomi. Nella PCL-R il primo fattore da considerare è quello relativo alla dimensione della personalità, che include i tratti affettivi, mentre il secondo descrive la dimensione comportamentale, implicando perciò anche la condotta sociale dell’individuo.

Fattore 1: sintomi di psicopatia a livello emozionale/interpersonale

È importante valutare le caratteristiche di personalità proprie di uno psicopatico e la loro modalità di espressione nei rapporti interpersonali. Spesso ci si trova di fronte ad individui brillanti, abili conversatori dalla battuta pronta. Se osservati attentamente, danno quasi l’impressione di impersonare una sorta di ruolo meccanico. Quando dialogate con un soggetto psicopatico, avrete quasi l’impressione di essere a teatro: la recita di un ruolo è necessaria per mantenere un livello di superficialità nelle informazioni fornite all’interlocutore.

Sicuramente un tratto distintivo è l’egocentrismo smisurato. Gli psicopatici si ritengono il centro dell’universo, quasi degli esseri superiori e non sarà difficile che, durante un processo, questa caratteristica spiccherà in maniera particolare. Ted Bundy, noto Serial Killer americano, ha licenziato tutti i suoi avvocati, arrivando a difendersi da sé, sia per un senso di superiorità innato che per avere il palcoscenico a disposizione.

Gli psicopatici sono degli esseri arroganti, amano ottenere il potere e il controllo sulle persone e non valutano minimamente opinioni diverse dalle proprie. Per questo motivo, risultano carismatici e pieni di fascino, riuscendo ad ammaliare e a risplendere quando lo ritengono fondamentale per l’autoaffermazione di sé sull’altro.

Mostrano una totale mancanza di rimorso per le conseguenze delle loro azioni: sono freddi e distaccati e molto spesso verbalizzano l’assoluta assenza di sensi di colpa. Ovviamente non sono inclini ad assumersi responsabilità per quanto commesso, a meno che questo non possa comportare un vantaggio dal punto di vista penale.

Sempre Ted Bundy, a pochi giorni dalla sua esecuzione, ha confessato parte dei suoi crimini, raccontati fino ad allora in terza persona, sperando di poter passare qualche tempo di più sulla terra. La mancanza di rimorso si esprime anche attraverso una razionalizzazione dei propri comportamenti, attribuendo la responsabilità ad altri o giustificandosi con vaghe amnesie e stati temporanei di alterazione mentale.

Gli psicopatici non riescono a immedesimarsi nelle emozioni e negli stati d’animo altrui, sono cioè privi di empatia: sono assolutamente indifferenti ai bisogni e alle sofferenze sia delle persone conosciute che degli estranei. Questo non impedisce loro di condurre una vita apparentemente normale, possono sposarsi, avere dei figli, ma al solo scopo di mantenere una facciata di rispettabilità. La mancanza di empatia diventa il fattore chiave per spiegare come comportamenti inconcepibili quali tortura, omicidi e mutilazione, siano per loro una fonte di piacere.

Gli psicopatici mostrano inoltre una povertà emozionale, perciò appaiono come freddi e anaffettivi, ma sono molto abili nel mettere in atto una recita drammatica per convincere gli altri di essere in grado di provare sentimenti.

Jack Henry Abbott, assassino e criminale americano, descrive questa caratteristica nel suo libro di memorie Nel Ventre della Bestia: “Ci sono delle emozioni che io conosco soltanto attraverso le parole, attraverso la lettura e attraverso la mia immatura immaginazione” (I SERIAL KILLER, MASTRONARDI – DE LUCA, 2005).

Gli psicopatici hanno inoltre una grande abilità di manipolazione, che risulta particolarmente evidente quando un soggetto si trova incarcerato, egli cercherà infatti di ottenere benefit in ogni modo possibile, comportandosi in modo ineccepibile con gli operatori penitenziari. Sono inoltre degli abili mentitori, pensano che le loro bugie non verranno mai scoperte e tendono all’inganno quando instaurano una relazione con il prossimo. Se scoperti a mentire, risultano semplicemente infastiditi poiché dovranno modificare la versione dei fatti in una più convincente.

Fattore 2: sintomi di psicopatia a livello di comportamento antisociale

Solitamente gli psicopatici non hanno uno schema di pensiero che agisce in base a un ragionamento di tipo causa-effetto, ma pensano solo “Lo faccio perché mi va di farlo”, devono cioè raggiungere una soddisfazione immediata. Vivono giorno per giorno, cambiando frequentemente i loro piani. Agiscono seguendo l’impulso e hanno un’elevata reattività nei confronti di ciò che percepiscono come insulti e offese, seppur minime.

Un elemento chiave nella personalità psicopatica è perciò il discontrollo totale degli impulsi: se un individuo normale media e regola il comportamento, uno psicopatico può esplodere in maniera imprevedibile ed eccessiva. In realtà però, la collera di uno psicopatico non è sintomo di un’attivazione emozionale, risulta fredda. Non esprime cioè una preoccupazione emotiva ma semplicemente la paura che la situazione possa non essere più sotto il suo controllo.

Inoltre, un soggetto di questo tipo ha il bisogno continuo di sperimentare uno stato di eccitazione ed è disposto a infrangere qualsiasi regola per ottenerlo.

Gli psicopatici si annoiano facilmente, di conseguenza odiano la monotonia e la ripetitività, avendo la necessità di vivere nuove sensazioni.

Ovviamente, non percepiscono obblighi morali di sorta e sono degli individui irresponsabili sia sul lavoro che nella vita privata, che risulta essere molto superficiale.

La maggior parte di loro manifesta gravi problemi comportamentali già durante il periodo evolutivo: la menzogna cronica, l’inganno, il furto, il vandalismo, il bullismo. Molti bambini cresciuti in situazioni multiproblematiche esibiscono alcuni di questi comportamenti, ma gli psicopatici li sviluppano quasi tutti contemporaneamente e per un tempo più lungo rispetto ai bambini normali e anche ai loro fratelli cresciuti nello stesso ambiente. La crudeltà precoce nei confronti degli animali e anche verso gli altri bambini diventa un segno di gravi problemi emotivi. Da adulti, il comportamento evolve e questi soggetti considerano il mondo “il proprio campo di gioco”. Rispetto ad altri criminali, le loro azioni illegali e antisociali sono più frequenti.

Hare, considerando la PCL-R, la ritiene una “valida misura della psicopatia nella popolazione criminale maschile”, precisando di aver preso in esame i soggetti di razza bianca. Applicando la Psychopathy Check List, è emerso come i tratti più difficili da riscontrare siano quelli relativi all’inganno, quando vengono effettuati colloqui brevi.

Per una diagnosi di psicopatia sono necessari colloqui per lungo tempo, programmando anche incontri con persone che conoscano il soggetto e possano riportare eventi rilevanti che lo psicopatico omette o nasconde.

La PCL-R è composta da 20 item, che indagano la sfera affettiva, interpersonale e le caratteristiche comportamentali dell’individuo. Ad ogni item viene attribuito un un punteggio da zero a due.

Fattore 1: narcisismo aggressivo

  • Fascino superficiale;
  • Senso di sé grandioso;
  • Menzogna patologica;
  • Impostore / manipolativo;
  • Assenza di rimorso o senso di colpa;
  • Affettività superficiale;
  • Mancanza di empatia;
  • Mancanza di accettazione della responsabilità per le proprie azioni.

Fattore 2: stile di vita socialmente deviante

  • Bisogno di stimoli / propensione alla noia;
  • Stile di vita parassitario;
  • Scarso controllo comportamentale;
  • Promiscuità nel comportamento sessuale;
  • Mancanza di obiettivi realistici / a lungo termine;
  • Impulsività;
  • Irresponsabilità;
  • Delinquenza minorile;
  • Problemi comportamentali precoci;
  • Revoca della libertà condizionale;
  • Molte relazioni coniugali a breve termine;
  • Versatilità criminale.

Tra gli assassini psicopatici con punteggi più alti ci sono proprio i serial killer più noti, ma non solo. Andrew Cunanan, l’assassino di Gianni Versace, ha ottenuto dei punteggi molto elevati soprattutto per il fattore dell’impulsività e del narcisismo. Cunanan ha infatti ucciso 5 uomini, prima di Versace e la sua storia personale riflette il profilo di uno psicopatico che, fino a un certo punto, è riuscito a sfruttare la società senza commettere crimini. Gli omicidi però rivelano tutta la rabbia e il risentimento per la società, che egli ritiene contro di lui.

In realtà attraverso questa modalità, ha cercato di contrastare il vuoto interiore che lo avvolgeva perennemente, raggiungendo attraverso l’omicidio dello stilista la fama a cui aveva sempre aspirato, soddisfacendo il suo narcisismo patologico.


Fonti:

  • Wikipedia
  • I Serial Killer, Mastronardi, De Luca, Newton & Compton 2005

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