Inchiodato dalle pagine di un libro: Raffaele Esposito, il maniaco seriale di Modena
Ha usato le pagine di un libro per dare fuoco alla sua vittima: diverse, rimaste sul luogo del delitto, hanno contribuito a percorrere la pista che ha portato ad identificarlo. Questo uno degli errori commessi da Raffaele Esposito, trentaquattro anni, di professione cuoco, nato a Napoli e residente a Savignano sul Panaro, che in dieci giorni, tra il 24 agosto e il 2 settembre 2018, si sarebbe reso colpevole di tre delitti caratterizzati da estrema violenza.
Le aggressioni
Il 24 agosto alle 7,30 del mattino assale, a Zocca, forse armato di cacciavite, una conoscente mentre esce di casa per andare al lavoro: la benda, la imbavaglia usando indumenti da bambino e abusa sessualmente di lei; prima di fuggire le getta addosso del liquido (che risulterà essere acqua) e armeggia con un fiammifero, accendendolo e terrorizzando la donna che teme di essere stata bagnata con della benzina.
La dinamica che abbiamo descritto si rivelerà una sorta di “esperimento” inquietante, una premonizione di quanto accadrà tra il 29 e il 30 agosto tra le zone di San Cataldo e San Donnino: dopo aver avvicinato la prostituta trentunenne Neata Vasilica Nicoleta, conosciuta come “Nina”, probabilmente a seguito del rifiuto della stessa di concedergli un rapporto sessuale, la colpisce forse alla testa, con un bastone. Carica la ragazza sulla Lancia Y bianca della compagna, si procura della benzina presso un distributore, si dirige verso un’area appartata e dà fuoco al corpo della donna usando le pagine di un libro ritrovato in macchina, libro di proprietà della figlia della compagna. A seguito dell’omicidio, Raffaele si reca in un bar (è mattino presto) per puntare dei soldi a un videopoker e successivamente rientra a casa.
Il corpo, carbonizzato, viene rinvenuto da un ciclista. Le indagini degli inquirenti non sono state ancora in grado di definire se la donna sia stata arsa ancora viva o sia morta precedentemente per le violenze subite.
È il 2 settembre, l’ennesimo errore commesso dall’uomo è il non essersi accorto di trovarsi nell’area di registrazione di una telecamera di sorveglianza di un’abitazione in Savignano del Panaro nel momento in cui decide, premeditando la violenza, di aggredire una giovane diciottenne sconosciuta che passeggia nella zona pedonale: come ci mostrano le immagini, Raffaele lascia la porta posteriore destra della macchina aperta, raggiunge la ragazza, si identifica come un agente delle forze dell’ordine, tenta di afferrarla per caricarla in macchina, tenendo in una mano qualcosa che assomiglia ad un sacchetto di plastica (forse per incappucciarla); la giovane tempestivamente si difende, si divincola e scappa, lui risale in macchina e si allontana. In pieno giorno, a un km da casa, su una strada trafficata. Inoltre, non sapeva che nella macchina fosse presente un localizzatore GPS attivo.
Identificato, attualmente si trova presso il Carcere di Sant’Anna, in misura cautelare retta su una doppia ordinanza a firma del GIP, emessa dapprima sulla base dei fatti documentati dalla videocamera di sorveglianza e, successivamente, per le prove inconfutabili rinvenute nei pressi del cadavere di Nina. A suo carico l’accusa di omicidio, di violenza sessuale e di tentato sequestro di persona.
Profilo psicologico di Raffaele Esposito
Raffaele viveva a Zocca da qualche tempo insieme ad una donna di qualche anno più grande di lui, con le sue figlie e la loro figlia piccola. “Insospettabile”, “Chiuso, un po’ timido, ma educato”, questo quanto riportato dai conoscenti e da alcuni amici che l’uomo ha frequentato fino a qualche anno fa. Ma nessuno conosceva nell’intimo Raffaele Esposito, di cui ora sappiamo, grazie ai Carabinieri di Modena, che, oltre a qualche problema economico, aveva riportato dei precedenti per furto e problemi con la droga. Gli inquirenti lo definiscono come un «criminale seriale che odia le donne» e, paradossalmente, l’unico uomo in una famiglia di sole donne.
Sappiamo quindi che il profilo di Esposito è affine sia ai comportamenti di abuso di sostanze, che, sebbene passati, hanno contribuito a sviluppare in lui una certa struttura di personalità, sia a una certa dipendenza dal gioco d’azzardo che rivela serie problematiche di ludopatia, che appare quasi come un rifugio, una dimensione di annebbiamento dei sensi in cui sfogare ciò che di sé non riesce a gestire o ideale luogo di contenimento delle spinte eccitatorie non completamente estinte dai propri atti sadici, quadro che individua un certo grado di discontrollo degli impulsi. Raffaele, infatti, uccide e poi si reca a giocare al Videopoker prima di rientrare a casa dalla sua famiglia. Accanto a ciò, l’ossessione per la ricerca di un piacere proibito ottenuto mediante la sottomissione sadica della vittima. L’obiettivo di Esposito è chiaro: donne, giovani e dal corpo esile. Una simile predisposizione cronica all’odio tende chiaramente al mantenimento di una relazione di tipo onnipotente “vittima-aggressore” avente come oggetto la donna.
Sulla base dei fatti, possiamo provare a definire un profilo criminale del soggetto: Raffaele padroneggia una certa efferatezza nell’aggressione, inizialmente in parte già premeditata e in parte in corso di premeditazione (pensiamo all’episodio del lancio del liquido inerte sulla ragazza, che appare quasi come un’esercitazione, oltre a costituire un atto sadico che trova soddisfazione nella paura della vittima). Sembra che Raffaele sia già proiettato mentalmente verso un’aggressione futura in cui utilizzerà invece del liquido infiammabile. Il tutto segue, nella mente dell’assassino, una sorta di escalation, di gradualità:
- Inizialmente la sola aggressione sessuale studiata nei minimi dettagli (compreso il necessario per immobilizzare e zittire la vittima) in condizioni “facilitate” poiché ai danni di una persona conosciuta, così come lo erano le sue abitudini.
- In seguito a tale violenza riuscita, avviene forse la ricerca di un pretesto (come una lite) per dare libera soddisfazione all’impulso sadico nei confronti di un’altra donna, la cui identità è indifferente ai fini del delitto, poiché rappresenta la vittima ideale in quanto facilmente avvicinabile per via del proprio mestiere, giovane ed esile.
- Probabilmente annebbiato dal “successo” di questi due eventi e dai propri impulsi sadici in crescendo, in balìa di un delirio di onnipotenza, Raffaele fa il passo più lungo della gamba: aggredisce una ragazza sconosciuta, in pieno giorno, in una strada trafficata, sotto gli occhi delle telecamere, tradendosi sebbene si osservi una certa strategia anche in questa aggressione (la portiera aperta, il sacchetto in mano…). In una simile spirale crescente di violenza, possiamo solo immaginare a quali sevizie sarebbe stata sottoposta la ragazza se non fosse riuscita a respingerlo.
Possiamo ipotizzare, per i dati in nostro possesso, che una simile figura di maniaco seriale omicida possa essere associata ad un quadro di personalità borderline, affine a comportamenti impulsivi in aree potenzialmente dannose per il soggetto quali l’abuso di sostanze, la ludopatia, il sesso promiscuo, associati ad un certo grado di dissociazione rispetto alle condotte devianti, a sentimenti cronici di vuoto, a difficoltà nelle relazioni interpersonali e a una certa incapacità di controllare la rabbia, esplosa in modalità crescente fino al fermo disposto dal GIP.
Bibliografia: • Corriere di Bologna • Il Resto del Carlino • DSM-V