Il delitto di Avetrana
Correva l’anno 2010 quando accadde un caso di omicidio che fece molto scalpore: stiamo parlando del delitto di Avetrana. Avvenuto il 26 agosto del 2010 nella sopracitata cittadina in provincia di Taranto, ha fatto molto scalpore tra i media italiani per l’uccisione della giovanissima Sarah Scazzi, allora quindicenne. Come ricorderete, il ritrovamento del cadavere fu annunciato in diretta su Chi l’ha visto? dove era ospite in collegamento la mamma della giovane.
Il caso si è concluso soltanto lo scorso febbraio: condannate in ultimo grado di giudizio all’ergastolo “per concorso in omicidio volontario con premeditazione” la cugina della vittima, Sabrina Misseri, e la zia Cosima Serrano. Condannato ad otto anni di reclusione anche lo zio della vittima Michele Misseri, “per soppressione di cadavere ed inquinamento delle prove”. Per concorso in occultamento di cadavere è stato condannato a 4 anni e 11 mesi anche il fratello di Michele, Carmine.
Il movente del delitto di Avetrana
Il movente dell’omicidio fu la gelosia da parte di Sabrina Misseri nei confronti della vittima, Sarah Scazzi. Le due ragazze avevano, infatti, conosciuto assieme un ragazzo, Ivano, un giovane cuoco con cui era nata una bella amicizia. Sabrina e Ivano ebbero un rapporto sessuale e la cuginetta Sarah avrebbe raccontato ad altri questo episodio, mettendo in cattiva luce Sabrina. Le due ebbero un litigio, diventato poi per l’accusa il movente dell’omicidio. Tra le due ragazze, infatti, alla vigilia della scomparsa di Sarah, ci fu un diverbio molto acceso in un conosciuto pub del paese. I genitori di Sabrina, soprattutto la mamma, non fecero altro che aiutare la figlia a compiere l’orrendo delitto che ormai tutti conosciamo.
Sarah scomparve la sera del 26 agosto 2010. Uscita per andare da Sabrina alle 14:30, non ha più fatto ritorno a casa. Il risalto mediatico fu enorme: i media cercarono di analizzare a fondo la vita privata della giovane Sarah, alla ricerca di qualche indizio. Inizialmente, i media pensarono ad una fuga da casa e cercarono molti indizi sul profilo Facebook e sul suo diario segreto. La ricerca della ragazza andò avanti per tutto il mese di settembre, mentre i familiari (zii e cugina compresi) rilasciavano tanti appelli alla televisione affinché Sarah tornasse a casa, confermando la possibilità che fosse stata rapita.
Piste fasulle, comportamenti fuorvianti: il profiling dei criminali
Il 6 ottobre 2010, dopo un lungo interrogatorio, Michele Misseri confessò l’omicidio della nipote. Dichiarò di aver tentato di stuprarla e, successivamente, indicò dove aveva nascosto il cadavere, ovvero in un pozzo di raccolta acque a Contrada Mosca. Il ritrovamento del corpo di Sarah fu, quindi, immediato, e Michele prese inizialmente tutta la colpa, forse per proteggere sua figlia. Il padre, però, attraverso interrogatori incrociati confermò i sospetti degli inquirenti anche verso la figlia Sabrina, che fu arrestata. Seguirono lunghissimi processi, in primo e secondo grado, fino ad arrivare alla sentenza della Corte di Cassazione, che non fece altro che confermare la condanna.
Particolarmente interessanti, per creare un profilo dei criminali, sono le motivazioni date dalla Corte di Cassazione per descrivere le modalità commissive del delitto. Sabrina è stata considerata, infatti, come fredda pianificatrice di una strategia finalizzata al conseguimento dell’impunità, attraverso comportamenti spregiudicati, obliqui e fuorvianti. Avrebbe, inoltre, strumentalizzato abilmente i media e deviato le investigazioni come “astuto e freddo motore propulsivo verso piste fasulle”. Una vera e propria manipolatrice, insomma.
Si capisce molto bene da queste parole che Sabrina è senza dubbio una ragazza intelligente: la sua grande abilità nell’inventare piste fasulle con una spietata freddezza ne è la dimostrazione. Più volte ha rilasciato appelli in televisione affinché la cugina tornasse a casa, inventando di sana pianta la pista di un rapimento che, come lei ben sapeva, non c’è mai stato. Nel frattempo, sta facendo molto scalpore la notizia di una presunta scarcerazione di Sabrina. La ragazza ha già ottenuto dei permessi speciali, dato che in carcere sembra essere una “detenuta modello”. I suoi legali hanno impugnato la condanna all’ergastolo confermata dalla Corte di Cassazione per sottoporre il tutto all’esame della Commissione Europea.
Nel frattempo, Michele Misseri continua ad affermare la sua unica colpevolezza nel crimine, asserendo che moglie e figlia sarebbero, secondo lui, innocenti. Gli inquirenti. al tempo dell’omicidio, analizzarono anche la mimica facciale del Misseri, confermando come il suo comportamento sia stato scenico anziché emozionale. Nella risata e nel pianto, infatti, sono coinvolti 35 muscoli facciali, mentre Michele ne utilizzava soltanto 27: stava fingendo, quindi, una disperazione che in realtà non c’era.
{In cover, Sabrina Misseri e Sarah Scazzi via repubblica.it}